Posts contrassegnato dai tag ‘crisi’

Palermo – Tagli agli investimenti e riduzione del personale. Si difendono così dalla crisi le aziende vinicole del Sud Italia. Nel 2010, infatti, il 43 per cento delle cantine del Meridione ha deciso di contenere gli investimenti per far fronte ai minori introiti. Ma c’è anche un 15 per cento che ha optato per la riduzione del personale. A fare questa scelta sono state più del doppio rispetto all’anno precedente.
Sono alcuni dei dati che emergono dalla ricerca condotta da Cronachedigusto.it che verrà presentata nel corso del forum “Aspettando Verona: come sta il vino del Sud Italia?” che il giornale on line ha organizzato a Palermo per mercoledì 2 marzo al Castello Utveggio (sede del Cerisdi) a partire dalle 9,30. L’indagine mette in evidenza anche che alcune cantine hanno ridotto il numero delle bottiglie prodotte (il 14 per cento) e i prezzi (l’11 per cento).
Il forum, che si svolge per il secondo anno consecutivo, si svilupperà in due sessioni: quella del mattino, a partire dalle 9,30, dal tema “Dalla terra alla bottiglia”, dedicata al mondo della produzione e degli esperti di marketing; quella del pomeriggio, a partire dalle 14,30 dal tema “Dalla bottiglia alla tavola”, rivolta invece al mondo del commercio, della grande distribuzione organizzata e dei consumatori, e sarà un occasione per mettere a confronto produttori del Sud Italia.
Come l’anno scorso la formula sarà quella del forum dove non esiste un tavolo di presidenza, ma una sorta di mini anfiteatro in cui tutti avranno la possibilità di dire qualcosa e di ascoltare. Interverranno, fra gli altri, Nicola Dante Basile, giornalista e scrittore, Giancarlo Gariglio, curatore della Guida Slow Wine di Slow Food, Mauro Remondino, giornalista del Corriere della Sera, il blogger Fabio Cimmino, Diego Planeta, presidente di Assovini Sicilia, Claudio Tilotta dell’Istituto per il commercio estero, Manfredi Minutelli di Buonitalia, i vertici dell’Istituto regionale della vite del vino, Leonardo Agueci, Giancarlo Conte e Dario Cartabellotta, il direttore tecnico di Zonin, Franco Giacosa, il mondo delle banche rappresentato da Unicredit, il preside del corso di laurea in Enologia di Marsala, Giancarlo Moschetti, il presidente dell’associazione Vinarius (che raggruppa alcune tra le migliori enoteche d’Italia), Francesco Bonfio.
I partner dell’evento sono Istituto regionale della Vite e del vino, Unicredit, Pasta Rummo, Le Trazzere del Gusto. La manifestazione sarà trasmessa in streaming in diretta su http://www.cronachedigusto.it.
Per informazioni e adesioni scrivere a marketing@cronachedigusto.it.

Ieri sera gli oltre 200 soci di una delle cantine cooperative simbolo della viticoltura trentina di qualità, la Sociale di Isera (Trentino), hanno partecipato all’assemblea annuale della loro azienda. Ma solo loro. I giornalisti, per la prima volta, sono stati tenuti fuori dalla porta. Assemblea rigidamente blindata. Ingressi “cortesemente” ma rigidamente vigilati da zelanti funzionari. E giornalisti invitati gentilmente ma rigorosamente a non oltrepassare la linea rossa della porta d’ingresso. La decisione era stata annunciata in mattinata dal presidente della coop. Giusto. Gli imprenditori hanno tutto il diritto di discutere in gran segreto delle loro contabilità. E anche dei loro guai, quando ne hanno. Così come i cronisti provano a fare il loro mestiere anche cercando di ficcare il naso dove non dovrebbero ficcarlo. Semplicemente perché provano a fare bene il loro lavoro senza accontentarsi delle veline addomesticate dagli uffici stampa. Insomma ognuno fa il suo mestiere. Ma il punto non è questo. L’esclusione dei giornalisti, e quest’anno non è la prima volta che accade nei paraggi della cooperazione trentina, assume un valore simbolico e denuncia un clima di tensione e di nervosismo che racconta ancora più dei numeri la dimensione della crisi del vino, in Trentino come altrove. Fino ad un anno fa – e sembrano trascorsi anni luce da quando la stampa veniva accolta in cantina con i tappeti rossi fra compiaciute e mielose seduzioni – questo mondo che, diciamolo pure, faceva soldi a palate, si è avvantaggiato del circuito mediatico, ne è stato protagonista di primo piano e interlocutore preferenziale. La comunicazione è stata senz’altro uno dei fattori che hanno tenuto in piedi un settore che poggiava gran parte del suo valore, anche economico, sulle parole, sulle immagini e sulla comunicazione. E il rapporto con i giornalisti era diventato un nodo centrale, e non solo un valore aggiunto, nella promozione e nella valorizzazione del prodotto vino. Un intreccio, non ce lo nascondiamo, talvolta denso di equivoci, talvolta opaco e talvolta al limite di quella zona grigia che divide la cronaca dalla pubblicità dissimulata sotto le vesti di giornalismo di settore. Oggi non è più così. Le porte chiuse della cantina di Isera sono l’immagine, immagine che va ben oltre la sociale della destra Adige, di qualcosa che è cambiato anche in questo rapporto. Forse in meglio: perché azzera lo spazio di qualsiasi occasione di compromissione fra cronaca e impresa e riporta ciascuno dentro il proprio ruolo senza commistioni. Forse in peggio: perchè induce a pensare che la stagione delle “cantine aperte” abbia ceduto il passo al tempo delle “cantine chiuse” e questa probabilmente è l’ultima cosa di cui in questo momento ha bisogno un’economia come quella del vino che annaspa e di giorno in giorno perde significative quote di mercato.

Brindisi, 3 novembre 2010 – C’è troppo vino in giacenza nelle cantine italiane. Per evitare ulteriori eccedenze produttive, due anni fa l’Unione Europea ha introdotto specifici aiuti economici destinati ai produttori che distruggono i grappoli d’uva non ancora giunti a maturazione, al fine di ridurre o azzerare del tutto la resa produttiva. È la cosiddetta misura della vendemmia verde, che nel 2010 ha visto il nostro Paese beneficiare di contributi comunitari pari a complessivi 16,4 milioni di euro, per la gran parte (87,5%) destinati alla regione Sicilia, seguita a lunga distanza da Piemonte (3%) e Umbria (3%). La misura della vendemmia verde non convince il mondo produttivo cooperativo. “È un intervento che a nostro avviso non aiuta a risolvere le criticità strutturali del settore”, ha dichiarato Adriano Orsi, Presidente del settore vitivinicolo di Fedagri–Confcooperative, nel suo intervento conclusivo all’Assemblea nazionale del settore vino in corso oggi presso la Cantine Due Palme di Cellino San Marco (Brindisi).
“Fedagri – ha spiegato Orsi – si è da sempre dichiarata contraria a tale misura, perché troviamo eticamente alquanto discutibile la scelta di finanziare aziende e produttori per distruggere il frutto del loro lavoro. La riduzione delle rese produttive inoltre si accompagna inevitabilmente ad un incremento dei costi fissi per unità di prodotto che comporta per le nostre cooperative un aumento del prezzo medio di vendita del vino con conseguente perdita di competitività”. Non è solo l’economia delle imprese a risentire degli effetti della vendemmia verde. Perplessità e preoccupazioni sorgono anche sul fronte ambientale, dal momento che, spiega sempre Orsi, “lasciare le viti prive di trattamenti fitosanitari e delle normali lavorazioni genera inevitabilmente problemi in ordine alla situazione sanitaria delle piante. Il taglio dei grappoli ancora verdi o l’utilizzo dei prodotti chimici per ridurre la resa può causare a lungo andare l’acidificazione del terreno ed altri effetti deleteri al terreno”. “In alternativa a tale misura – ha concluso Orsi – Fedagri-Confcooperative ha più volte proposto a Bruxelles, senza successo, di riconoscere a tutti i Paesi della Comunità una distillazione di crisi straordinaria per eliminare definitivamente quelle eccedenze produttive che ormai da troppi anni livellano al ribasso i prezzi all’origine delle uve e dei vini. Una proposta che, evidentemente, non è piaciuta e non è stata recepita”.